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SANTO NATALE 2023
(Per chi non si accontenta di panettone e spumante)

 

Ѐ Natale, e ci prepariamo a celebrarlo come comunità di discepoli del Signore, dopo che il mondo, almeno quello occidentale e ricco, ha già provveduto da un pezzo a celebrare la sua "festa della luce", e a riempire le vetrine e gli scaffali dei supermercati di una montagna di oggetti di consumo, fino a sentirti stordito dalle musiche di maniera e dalle luminarie del paese dei balocchi. Forse qualcuno è riuscito a tenersi lontano il più possibile da questo baccano, per recuperare, almeno un poco, il senso del Natale: prendere le distanze da una pseudocultura di massa talvolta non può fare che bene. A questo punto, però, cosa rimane? Rimane solo da decidere una veloce confessione, cercando un confessore in un paese vicino, dato che a Natale non si può fare a meno di rimettere a posto la coscienza? O la scelta, sempre difficile da prendere serenamente, a quali messe partecipare nei giorni delle feste natalizie, dato che le liturgie sovrabbondano e si accavallano? 
Qualcuno ha compiuto, in prossimità del Natale, una specie di traversata dell'oceano: ha deciso di riconciliarsi con il fratello, con la sorella, con il vicino, dopo anni di silenzi ostili o di parole lanciate come frecce. Questa sì che è festa: Natale e Pasqua insieme! Sento suonare le campane a distesa, annuncio di una celebrazione come si deve. 
E mentre continua questo armonioso din don dan, sfoglio con gli occhi le decine di messaggi di auguri natalizi: pochi anni fa arrivavano biglietti multicolori, con piccole frasi scritte a mano, non prive di errori di ortografia. Ed era piacevolissimo farne una corona, tutt'intorno alle porte della sala da pranzo, come a riunire in un unico abbraccio decine e decine di persone amiche, delle quali conoscevi le storie, le fatiche, le lacrime, le speranze. Ora, invece, sei invaso dai messaggi di auguri portati in tempo reale dalla rete, dai social, e forse questi messaggi sono scritti dalla IA (intelligenza artificiale), un sistema informatico in grado di simulare la capacità e il comportamento umano. 
Sapientemente papa Francesco ha voluto dedicare al tema della intelligenza artificiale la prossima giornata della pace, il 1° gennaio 2024: «La mia preghiera all'inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana».
Molti annunci di Natale sono anche il frutto di una discreta ricerca di frasi famose, tratte dalla letteratura e, molto spesso, da pagine scritte da autori ecclesiastici, padri della chiesa, santi famosi. Molto bello, ma con il rischio di farne una indigestione. 
Mi è capitato di leggere invece, in questi ultimi tempi, la riflessione "Sul silenzio" del vescovo di Verona Domenico Pompili, inviata alla sua Chiesa, come prima lettera pastorale: «Il silenzio è recettivo, non impositivo; è comprendere, non prendere; è contemplativo e proattivo insieme. Vivere concretamente il silenzio, farne l'esperienza, capovolge il nostro sguardo sulla realtà perché svela un'altra postura esistenziale e quindi un atteggiamento pratico diverso». 
Per coloro che volessero nutrirsi di cose buone e approfondire, se pur con un linguaggio comprensibile a tutti, le coordinate della vita cristiana, invitiamo a leggere e a meditare anche la lettera pastorale di don Enrico Trevisi, nuovo vescovo di Triste: "Guardate a Lui e sarete raggianti": appunti di viaggio, come li chiama lo stesso vescovo. 
Un altro messaggio, che ha i toni della profezia è la lettera di Natale di don Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli: "Natale: accogliere il vangelo della pace".
Scrive don Mimmo: «Mentre, dal silenzio della mia cappellina, provo a scrivere questi miei auguri, forse a causa di un sonno che diventa sogno, immagino proprio qui, seduti accanto a me Francesco (Francesco d'Assisi) e il Pastore della Meraviglia (un personaggio del presepe napoletano) che mi chiedono di rinunciare alle parole di circostanza per invocare con loro, per me e per voi - magari a partire proprio da questo Natale - la possibilità di essere strumenti di pace, artigiani di fiducia, costruttori instancabili di speranza».

Sì, in questo Natale chiediamo il dono del silenzio e la grazia di poter essere, sempre più, umili artigiani di pace. 

don Giorgio 
con le sorelle e i fratelli di Marango

 

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